Anzi tutto siamo tornati dopo una pausa di qualche settimana al mercatino di fiducia, dove ci siamo rifatti gli occhi dai rivenditori che espongono di tutto, ai soliti prezzi proibitivi, ma è come andare per vetrine nella zona di lusso per noi :D
Convinti di resistere a console lasciate al sole e CD di colonne sonore senza custodie o graffiati, vediamo che ogni cosa in vendita ha un acquirente che semplicemente non sa che l'oggetto lo sta aspettando li, in una domenica di luglio e sotto un sole che abbronza anche i nerd :P
Ma da una sola bancarella, ecco comparire:
Han Solo, della serie di cui avevamo già la principessa Leia <3 |
Scultura commemorativa a tiratura limitata della prima copertina di Spiderman |
Bene signori, è forse ora di comprare un altro mobile espositivo? :V Lo è, ma dovrà aspettare un altro po', oggi l'abbiamo dedicato al Museo dei Videogiochi del Quebec, a Sherbrooke, circa 200 km a sud-est di Montreal.
La giornata ci ha certamente "sorriso", anche troppo brillantemente forse, con un sole ragguardevole che ci ha fatto compagnia specialmente in coda nel traffico per uscire dalla città... Ci ha ricordato da vicino il raccordo :P Fortunatamente una volta superato l'immancabile incidente sul ponte Champlain - bella vista peraltro - è stato un viaggio di un'oretta e qualcosa tranquillo immersi nel verde e in cui ogni tanto di intravedevano alcune casette piccoline uscite fuori dalla canzoncina. Il gran caldo veniva alleviato soltanto dalla sosta al Burger King e alla sua molto benvenuta politica in alcune sedi di bevande self service. Ma una volta a destinazione, ci siamo scordati di tutto e ci siamo goduti una emozionante immersione nel passato :D
Abbiamo già menzionato che il Musée des Jeux Vidéo du Québec è gratuito ed è necessario prenotare per una visita. Chi ci accompagna è il proprietario stesso, il quale ci svela sia i retroscena della riparazione degli apparecchi, sia la storia dei videogiochi dagli esordi poco conosciuti di Spacewar, Magnavox Odissey e le apparecchiature vettoriali, fino ai giorni nostri o quasi. Il museo occupa una stanza della sede di Sherbrooke dell'Institut Desgraff, vera e propria scuola per la creazione di videogiochi, e se dall'esterno può sembrare piccolo a prima vista, una volta accompagnati dentro ci si accorge del gran lavoro svolto, di quello che continua ad esserci nella messa a punto e miglioramento, e di tutti i dettagli delle vetrine tra cimeli visti solo online.
Purtroppo non è permesso fare foto all'interno, ma sul sito ce ne sono diverse e ogni tanto nuove immagini vengono aggiunte dal profilo twitter del Museo, spesso per le nuove aggiunte. Traspare fin dal principio della visita la passione verso i videogiochi in ogni forma del nostro Virgilio, che si occupa non solo delle spiegazioni ripetute decine di volte ai visitatori, ma è anche un esperto riparatore di televisori e affini, capacità che gli è stata molto utile per rimettere a nuovo cabinati e console di ogni forma e dimensione.
E di varietà elettronica c'è davvero l'imbarazzo della scelta: lo schermo vettoriale di Asteroids con gli effetti di luce cui le foto non renderebbero giustizia, il cabinato di Space Invaders con la sovrapposizione di una luna sullo sfondo finto che oggi fanno sorridere, la pista di Laguna Racing statica su cui scorreva il paesaggio, i tavolino di Pong o Centipede restaurati di cui vediamo le immense schede madri, la postazione a schermi contrapposti di R-Type perfettamente funzionante (ed esaltante :V), il cabinato di Tron degli anni 80 dello stesso modello che viene ripreso nel film di qualche anno fa, espositori promozionali d'annata del SNES, 64, PSP, e molto, davvero molto altro ancora, tanto che ci si chiede se si è riusciti a vedere tutto. E ci si chiede anche quanto lavoro e cura ci sia dietro a tutto quel lavoro di restauro, per portare a tanto splendore, considerando anche che si tratta di hardware e software originali.. e nessun emulatore!
Con la raccomandazione di fare attenzione visto che si tratta di apparecchiature delicate, siamo lasciati liberi di provare a volontà cabinati e console esposti, ed è davvero una bella sensazione nostalgica quando una partita ad Asteroids è così piacevole nonostante l'oggetto più elaborato graficamente è l'ufo composto da una decina di linee...
Dopo un giro di prova in varie "macchine del tempo", ci accorgiamo che si spazia dalle battaglie spaziali, platform, corse, futuristici, ma non c'è un rappresentante della serie Street Fighter, che pure ha fatto la storia della sala giochi, né altri giochi di combattimento. Interrogato sulla questione, il gestore ci informa che è stata fatta una scelta per l'esposizione, c'è tanto da mostrare senza correre il rischio che qualche genitore si faccia problemi per eventuali contenuti considerati troppo forti. Bisogna infatti ricordare che il museo è anche meta di gruppi di scolari molto giovani e ad ogni modo tutto il resto dell'esposizione ha ampiamente coperto per questa "mancanza". L'eccezione, se vogliamo, è in Altered Beast, presente come rappresentante dell'epoca in cui la Sega si è fatta strada nelle case e nelle sale giochi, unico gioco collegato in cui è presente del combattimento.
Abbiamo scambiato qualche chiacchera con lui riguardo la nostra storia, il blog e la nostra personale collezione che un giorno riuniremo, al che inaspettatamente ci ha permesso di fare una foto sul pezzo grosso (in più di un senso) della collezione: l'Atari Namco TX-1 sviluppato della Tatsumi, simulatore di guida all'avanguardia per l'epoca, con 3 schermi che fornivano una visuale di 180°, suono surround e un cabinato decisamente imponente che ha richiesto uno smontaggio accurato per il trasporto all'interno dell'edificio, "sfortunato" in alcune pecche pratiche dovute all'innovazione (costo e surriscaldamento principalmente).
È anche il videogioco da cui è nata l'esposizione, ottenuto nel 1999. Ne esistono ancora circa 3 copie in America. |
Giornata veramente bella, caldo torrido a parte (chi ha detto che fa sempre freddo qui? :|) Prossimamente dovremo organizzare una visita al Museo della Civilizzazione di Quebec, dove c'è un'altra esposizione di cui mi ha parlato bene un collega - anche se lui ci è andato per portare il figlio :P